Riceviamo e diffondiamo dal Friuli Venezia Giulia questo appello ad un corteo contro riarmo e piani militari:
TRIESTE CAPITALE DELLA MILITARIZZAZIONE E FVG NEGLI ARTIGLI DI USA E NATO: IL 31 MAGGIO TUTTI IN CORTEO PER RIGETTARE RIARMO E PIANI DI GUERRA!
DIMOSTRIAMO CHE TRIESTE E FRIULI VENEZIA GIULIA VOGLIONO UN FUTURO DI PACE!
In uno scenario infuocato di scontro globale e di terremoto geopolitico, il piano annunciato di riarmo europeo da 800 miliardi di euro, denominato ReArm Europe, e il contestuale aumento delle spese militari nazionali, prevedibilmente a discapito delle spese pubbliche sociali, non possono che rappresentare una sinistra minaccia, un preludio ad un nuovo grande conflitto.
D’altronde le armi sulle quali ora si investono fiumi di miliardi dovranno pur essere utilizzate?
In questo contesto di corsa al riarmo, militarizzazione e conflittualità globale si inseriscono pure i piani geostrategici che prevedono il coinvolgimento della città di Trieste nell’Imec (India-Middle East – Europe Corridor, ora commercialmente denominata “Nuova via del cotone” o “Via dell’oro”) e nella Three Seas Initiative.
L’IMEC
L’Imec è la risposta americana alla Via della Seta cinese, una tratta tramite la quale collegare Europa ed India, passando per il Medio Oriente, per fare così concorrenza al famoso piano commerciale cinese.
Questa “Via dell’Oro”, come viene da poco chiamata l’IMEC, viene spacciata da think thank e governo (il governo italiano ha ripetutamente dichiarato di voler aderire al corridoio, tant’è che ha appena nominato l’ex ambasciatore presso la Nato Francesco Talò come inviato speciale per l’Imec [1]) come un corridoio commerciale dalle grandiosi opportunità. Tuttavia, oltre a non presentare realmente buone prospettive economiche, non è nemmeno realizzabile nel breve periodo in quanto dovrebbe passare per un’area quanto mai instabile: la Palestina occupata ed il Medio Oriente.
Uno dei centri più importanti dell’intero corridoio, che si vorrebbe mettere in diretto collegamento marittimo proprio con Trieste, è nientemeno che il porto israeliano di Haifa (uno dei porti nei quali Israele riceve le sue armi provenienti dall’estero). Da questo ne consegue pure che l’effettiva realizzazione dell’Imec comporterebbe necessariamente l’instaurarsi di un rapporto stretto e diretto dello Stato italiano e della città di Trieste con lo Stato sionista, ovvero l’avamposto imperialista in Asia Occidentale responsabile di un genocidio tuttora in corso.
La verità è che questo piano partorito a Washington non è una semplice iniziativa commerciale, come viene presentata al pubblico, bensì è un programma che cela risvolti geo-strategici ed interessi militari di Usa, Nato e Israele. Tale verità è stata accennata dallo stesso Il Piccolo (giornale mainstream e ufficiale di Trieste), che in un suo articolo del 18 febbraio 2025 scrisse apertamente: “l’Imec è infatti il corollario commerciale di considerazioni strategiche di ordine militare”.

Fonte immagine: Limes

Nella cartina si può vedere il tracciato dell’Imec che da Trieste arriva a Mumbai, passando per Israele.
Fonte immagine: profilo X di Francesco Talò, appena scelto come inviato speciale italiano per l’Imec. Consigliere diplomatico di Giorgia Meloni dal 2022, Talò è stato ambasciatore italiano presso la Nato a Bruxelles. In passato ha rappresentato l’Italia in Israele, Pakistan, Afghanistan, Sud America e Stati Uniti, dove ha lavorato anche come console a New York e presso la rappresentanza permanente all’Onu.
Three Seas Initiative (3SI), alias Trimarium
Attualmente la Three Seas Initiative è un forum di Paesi membri della Ue e della Nato situati lungo l’asse nord-sud tra i mari Baltico, Adriatico e Nero. Tale realtà centro-europea persegue gli interessi americani, che sostengono nell’area la formazione di un blocco, sotto la loro influenza, in funzione antirussa.
Da un po’ di tempo circola la proposta di integrare Trieste in questa rete e di interconnettere i tre mari. Nel concreto si tratterebbe di collegare vicendevolmente, con nuove vie di trasporto e infrastrutture, le città di Danzica (sul Mar Baltico, in Polonia), Costanza (sul Mar Nero, in Romania) e Trieste. Inizialmente comparsa sui think thank americani “Atlantic Council” e “National Interest” – legati alla Nato e al Pentagono – e poi ripresa da altre testate, come per esempio Limes, questa idea è arrivata al governo italiano ed è stata recepita.
Il collegamento delle tre città di mare avrebbe come risultato la creazione di un triangolo strategico nel cuore dell’Europa, un cuneo innestato tra la Russia e la Germania, utile a rafforzare il fronte orientale dell’alleanza atlantica in funzione antirussa e a consolidare la presenza americana nei Balcani. Le finalità militari di questo piano (come di quello relativo all’Imec) sono chiare e conclamate, come si può evincere dai numerosi articoli pubblicati dai suddetti think thank [2].

Il triangolo strategico-militare Trieste-Danzica-Costanza

Fonte immagine: Pluralia
Nell’ultimo anno si sono susseguiti articoli, prese di posizione e visite che evidenziano il grande interessamento di Pentagono e Nato su Trieste, luogo ambito in virtù della sua posizione e del suo importante porto, che ora i potentati della Nato e di Washington vogliono accaparrarsi per poterlo sfruttare come piattaforma logistico militare e come centro utile alla proiezione dei loro interessi imperialistici.
A testimonianza del fatto che ormai il governo italiano ha accettato i piani disegnati da Washington, è arrivata in aprile la proposta di Tajani di organizzare presto un summit a Trieste tra i ministri degli esteri dei paesi aderenti all’Imec [3].
Giusto qualche giorno dopo la proposta di Tajani, l’influente senior fellow di Atlantic Council Kaush Arha, ex funzionario di USAID che ha anche presieduto un recente incontro con diversi operatori portuali di Trieste per promuovere l’Imec, ha addirittura suggerito alla Meloni, in un’intervista per l’Huffington Post, di invitare Donald Trump nel capoluogo giuliano [4]. Sempre l’Huffington fa sapere che Trieste è stato uno dei temi toccati nel colloquio tra il presidente americano e la premier italiana nel loro incontro del 17 aprile 2025 [5].
Il futuro voluto per Trieste è quindi chiaro: diventare un perno strategico militare.
TRIESTE SNODO BELLICO-LOGISTICO: UNA VIOLAZIONE DEL SUO STATUS GIURIDICO DI PORTO FRANCO INTERNAZIONALE, NEUTRALE E SMILITARIZZATO
Trieste e il suo territorio sono per il diritto internazionale un’area neutrale e smilitarizzata posta sotto la giurisdizione diretta delle Nazioni Unite. Questo peculiare status giuridico, da sempre violato, è stato sancito con la Risoluzione 16 dal Consiglio di Sicurezza, e dal Trattato di Pace con l’Italia firmato a Parigi nel 1947. La svolta che si vuole ora imprimere rappresenta un salto di qualità nella violazione di questo status, che per il diritto internazionale è ancora in vigore. L’esistenza di questa norma nel Trattato di Pace è uno strumento di cui i cittadini di Trieste possono avvalersi, battendosi per renderla effettiva e farla rispettare, impedendo che la città venga trasformata in un centro per la logistica di guerra e contrastando così gli interessi imperialisti a beneficio non solo locale, ma di tutta l’umanità.
FVG: UNA REGIONE MILITARIZZATA, QUINDI UN OBIETTIVO A RISCHIO
I piani sopra descritti renderanno Trieste un bastione di Stati Uniti e Nato, dunque un obiettivo legittimo dei loro avversari in caso di guerra.
Tuttavia non è a rischio il solo territorio triestino, bensì tutto il Friuli Venezia Giulia che ospita diversi contingenti di forze armate (ad es. a Rivolto – dove vi sta la base aerea che ospita le Frecce Tricolori – o a Casarsa della Delizia, dove trovano sede gli elicotteri d’attacco dell’Esercito) nonché l’importantissima base aerea dell’US Air Force ad Aviano, dove sono dislocate alcune decine di nuovissime bombe nucleari B61-12 [6].
A livello di scali marittimi, è bene ricordare che i porti di Monfalcone e Trieste vengono usati sistematicamente per il transito di armamenti [7] in violazione di legge. Ciò mentre il golfo condiviso con Slovenia e Croazia ospita i due porti nucleari militari di Capodistria e Trieste, i quali, come la base di Aviano, devono dotarsi per legge (come stabilito dalle direttive europee e dalle convenzioni internazionali) di Piani di emergenza in caso d’esplosione radioattiva; Piani di cui le popolazioni devono essere informate.
A tutto questo si aggiunga la presenza in regione di colossi coinvolti nella produzione e vendita di armamenti, come il caso della Leonardo (azienda italiana operante nel settore aerospaziale, della cyber sicurezza e delle armi, la seconda per grandezza in tutta la UE) che nello stabilimento di Ronchi dei Legionari (GO) produrrà nuovi droni militari in collaborazione con la società turca Baykar [8].
Da non dimenticare anche il ruolo del gigante della cantieristica Fincantieri, che a Monfalcone ha il suo cantiere più grande – questo operativo però nel business delle navi civili da crociera – mantenuto altamente competitivo e produttivo “grazie” allo sfruttamento di migliaia di lavoratori di origine immigrata, assunti tramite una gigantesca rete di appalti e subappalti, sottopagati e sottoposti a condizioni lavorative indegne. La Fincantieri sviluppa, in altri stabilimenti italiani, tutta una serie di navi e imbarcazioni da guerra, e ha la sua sede centrale proprio a Trieste.
È importante quindi che la cittadinanza del Friuli Venezia Giulia si unisca e si muova compatta per rigettare il riarmo in corso opponendosi alla militarizzazione della regione, usata come arsenale, come deposito di armi nucleari ed esposta ad attacchi gravissimi in caso di guerra.
IL NOSTRO APPELLO: TUTTO IL FVG A TRIESTE IL 31 MAGGIO!
Data la gravità e l’importanza dell’attuale fase storica, riteniamo sia di urgente e primaria importanza l’organizzazione di una seria mobilitazione per stroncare, prima che sia troppo tardi, questa deriva verso la grande guerra.
Una mobilitazione che non venga strumentalizzata da realtà colluse con il sistema di potere, ma che sia animata da una reale volontà di opposizione alle guerre dell’imperialismo che si intravedono all’orizzonte.
Una città come Trieste (della quale viene calpestato il suo peculiare statuto giuridico di neutralità e demilitarizzazione, sancito dal Trattato di Pace di Parigi del 1947), che i piani dei guerrafondai vogliono trasformare in una loro roccaforte, è un punto sensibile ed emblematico dell’attuale deriva e per questo riteniamo che, se Trieste è stata condannata ad essere uno dei capoluoghi della militarizzazione, allora noi dobbiamo eleggere Trieste a capoluogo di una mobilitazione per un futuro di pace, dialogo e collaborazione tra popoli.
È per tutto questo che invitiamo la popolazione triestina e di tutta la regione Friuli Venezia Giulia a venire e scendere in strada a Trieste il 31 maggio, data nella quale sfilerà un corteo regionale che vuole essere una prima tappa verso una possibile futura mobilitazione più ampia, che si vorrebbe organizzare in concomitanza con il vertice dell’Imec (che si dovrebbe tenere proprio a Trieste) annunciato dal ministro Tajani.
Senza l’illusione di riuscire ad incidere a fondo nell’immediato, è comunque importante lanciare un segnale e dimostrare che la popolazione non accetta il futuro di guerra che gli Stati imperialisti, le istituzioni europee e le organizzazioni militari come la Nato stanno disegnando a tutela di un capitalismo in crisi e di un traballante ordine internazionale ingiusto.
I nostri punti, che sono la nostra bussola per questa nuova mobilitazione, sono:
- Rifiuto del riarmo europeo e nazionale. Stop all’invio di armi e uomini in Ucraina. No all’invio di armi e al sostegno ad Israele. No alla via dell’UE e della Von Der Leyen, degli Stati imperialisti e degli interessi del grande capitale. Sì a una via dei popoli per un futuro di pace!
- Fuori IMEC, Trimarium (3 Seas Initiative) e Nato da Trieste. Porto franco, neutrale e smilitarizzato subito! Piena applicazione del Trattato di Pace per quanto riguarda la città di Trieste, che deve essere capitale di pace e incontro tra popoli e non della guerra e degli interessi delle potenze imperialiste.
- No al transito di armi attraverso Monfalcone, contro la presenza della base USAF ad Aviano e delle bombe nucleari ivi stoccate. No ad un Friuli sfruttato come grande caserma/arsenale.
- Fine dell’emergenzialismo perenne, strumento usato per giustificare ed imporre tagli, restrizioni, securitarismo e militarizzazione della società. Opposizione al nuovo “decreto sicurezza”, ulteriore strumento di controllo e repressione contro il dissenso.
- Solidarietà ai movimenti di resistenza e liberazione dal giogo neocoloniale ed imperialista, dal Sahel all’Asia Occidentale. A fianco di Palestina, Libano e Yemen. Sostegno all’affermazione di un equilibrato sistema multipolare e alla fine dell’ingerenza occidentale nei paesi del c.d. Terzo Mondo. Rientro dei militari italiani dispiegati all’estero. Per la libertà e il libero sviluppo delle nazioni oppresse, unica soluzione capace di elevare materialmente i popoli tenuti in miseria e sottrarli dal richiamo dell’emigrazione.
Lanciamo dunque il nostro appello, chiedendo la massima partecipazione al corteo del 31 maggio.
Agiamo ora, prima che sia troppo tardi!
Per le organizzazioni e i movimenti che volessero dare la propria adesione al corteo, si prega di scrivere all’indirizzo: [email protected]
Promotori:
Fronte della Primavera Triestina, Coordinamento No Green Pass e Oltre Trieste, Insieme Liberi, Tavola per la Pace FVG, Multipopolare, Partito Comunista, SOCIT – Socialismo Italico, Partito dei CARC
NOTE:
[1] https://formiche.net/2025/04/litalia-nomina-lambasciatore-talo-come-inviato-per-imec/#content
https://nationalinterest.org/feature/its-time-reaffirm-american-trust-trieste-212321
[3] https://formiche.net/2025/04/summit-imec-a-trieste-lannuncio-di-tajani-da-new-delhi/#content
[4] https://formiche.net/2025/04/summit-imec-a-trieste-lannuncio-di-tajani-da-new-delhi/#content
[5] https://www.huffingtonpost.it/politica/2025/04/18/news/trieste_via_cotone_meloni-18993734/
[7] https://www.triesteprima.it/attualita/carri-armati-monfalcone-porto-non-potrebbe-accoglierli.html
[8] https://www.triesteprima.it/cronaca/accordo-leonardo-baykar-ronchi.html
Ricevuto e ripubblicato dalla redazione
06.05.2025