Ecuador: politica, violenza e narco-economia nel “nuovo corso” di Noboa

In Ecuador il risultato elettorale del ballottaggio svolto poche settimane fa ha visto vincere il candidato della destra Daniel Noboa, come riportato da un articolo pubblicato su Global Project dal titolo “L’Ecuador rimane tra le braccia armate di Noboa”. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare di seguito Marcelo Jara, compagno che vive in Ecuador che per anni ha vissuto a Milano militando in diverse realtà di base della metropoli lombarda, spesso intervistato negli anni da vari siti di contro – informazione italiani.

Secondo il tuo parere, in cosa trova la propria affermazione politica il candidato Daniel Noboa?

Penso che quando si descrive Noboa spesso si faccia l’errore di credere ad una figura rappresentata dai media mainstream come quella di un giovane intraprendente venuto dal nulla. Al di là della sua storia politica recente in Ecuador, quando si parla di Daniel Noboa bisogna considerare che egli viene da una delle famiglie più potenti da un punto di vista economico del paese. Si tratta di una famiglia che controlla un numero cospicuo di “bananeri”, aziende nell’ambito dell’esportazione delle banane. L’idea di avere un ruolo di leadership politica non è mai stata estranea alla famiglia Noboa: infatti il padre, Alvaro Noboa, a partire da fine anni novanta fino a molte volte negli anni successivi ha tentato di diventare presidente dell’Ecuador. Da parlamentare non fu una figura di spicco, non fu per niente conosciuto in realtà. Il figlio Daniel ha fondato la propria affermazione invece inserendosi nell’opposizione tra Correismo ed anti – Correismo, ed ha usato il potere politico ottenuto in questi anni, prima di questa recente elezione, per ottenere la sua ultima affermazione elettorale.

Cosa pensi quindi della candidata correista Luisa Gonzales a questo punto?

Luisa Gonzalez è la seconda volta che ha provato a diventare presidente dell’Ecuador, come prima donna presidente. È stata una delle donne di fiducia del presidente Raffael Correa che ha occupato posti politici di rilievo e strategici, ma a causa dei disastri politici di Lenin Moreno, considerato giustamente come il traditore della rivolucione ciudadana, anche la candidata Gonzales ha dovuto pagare lo scotto di questa fase storica congiunturale in cui il correismo non riesce più a vincere un’elezione. Alcuni errori evidenti erano anche imputabili all’apparato politico precedente al periodo di presidenza di Moreno, basti pensare al nomignolo discriminatorio a tinte patriarcali che veniva dato alla Gonzales, “la rana rene”, epiteto che la ha sminuita anche agli occhi dell’opinione pubblica. Questo nomignolo è stato diffuso con delle intercettazioni uscite solo di recente e diffuse dai media del paese. Detto questo, gli errori compiuti da Luisa Gonzales in campagna elettorale sono stati clamorosi. Nella fase del ballottaggio Luisa Gonzales ha cercato platealmente il consenso di figure politiche e movimenti della destra pensando che questo la avrebbe dato una qualche forma di vantaggio elettorale. Ha ad esempio cercato l’alleanza di Jan Topic, candidato di destra, offrendogli il Ministero dell’Interno. Ha iniziato a fare anche alleanze con i movimenti Pro – Vita, movimenti religiosi molto conservatori. In un dibattito politico televisivo ha anche affermato di appoggiare il governo venezuelano di Nicolas Maduro adducendo delle argomentazioni di destra: ha detto di fronte le telecamere che lo faceva perché era l’unico modo per far tornare i venezuelani emigrati in Ecuador nel loro paese d’origine, venezuelani a cui Noboa aveva consentito l’emigrazione nel paese. Tutto questo per cercare di avvicinarsi gli elettori di destra, ma queste manovre come si è potuto osservare, non sono servite.

La vera novità elettorale è stata rappresentata invece dal Leonidas Iza, attivista sociale indigeno candidato alla presidenza.

Leonidas Iza è un personaggio che è diventato una figura di spicco durante la rivolta sociale del 2019, ed è stato protagonista anche della rivolta del 2022. Di fatto è stato anche arrestato durante le proteste, è stato visto come una figura di piazza durante le elezioni. È stato alla testa della CONAIE, il maggiore movimento sociale indigeno dell’Ecuador ed uno dei più forti dell’intera America Latina, movimento che ha avuto come corrispettivo politico nella competizione elettorale il Pachakutik con il quale Iza si è candidato alla presidenza politica del paese. Come si è potuto constatare è stata la terza forza politica del paese. I suoi posizionamenti politici durante il ballottaggio hanno trovato importanti motivazioni nel cercare di contrastare l’estrema destra, più che appoggiare il correismo, ma questa alleanza politica è arrivata molto sgonfiata tra varie polemiche. A breve ci sarà un’assemblea pubblica della CONAIE ed in molti chiederanno lo stato di accusa per Leonidas Iza per tradimento, per il suo appoggio elettorale alla candidata Gonzales in funzione anti – destra. Quindi il corollario di questo esperimento politico elettoralistico alla fine sarà quello di rilevare alcune lacerazioni nel movimento indigeno, che rischiano di favorire Noboa e il suo progetto politico per il paese.

Anche a proposito del movimento indigeno, e non solo, negli anni precedenti a queste elezioni a varie proteste di piazza molto partecipate. Che ruolo ha giocato in queste elezioni?

In estrema sintesi ti rispondo che, guardando solo all’ambito prettamente elettoralistico, i nodi chiave da affrontare sono questi: bisogna cercare di uscire dalla gabbia “correismo/anti – correismo”, bisogna unificare tutte le candidature spendibili a sinistra in un’unica proposta, e bisogna fronteggiare l’avanzata dell’estrema destra che in Ecuador segue lo stesso processo che sta seguendo a livello internazionale. Da questo punto di vista, è stata registrata la notizia del viaggio di Noboa, durante la campagna elettorale, verso gli Stati Uniti per incontrare Trump pagando cento mila dollari per andare con lui ad una cena e farsi una foto insieme a lui. Con la scusa della sicurezza, Noboa ha affermato che vorrà far tornare le basi americane in Ecuador, che erano state di fatto eliminate da Correa. Questo di fatto per implementare un regime militarizzato e securitario che faccia da cornice alle politiche neoliberiste anti – sociali

A proposito di questo ultimo punto, quali pensi siano le future politiche di Noboa e le questioni sociali più importanti da affrontare in Ecuador attualmente

Potrei parlare della dichiarazione di questo nuovo governo di innalzare l’età pensionabile o di cambiare la costituzione per rendere possibile il saccheggio da parte delle multinazionali del territorio indigeno, ma c’è un punto su cui mi preme soffermarmi in particolare: il problema del narco – traffico in Ecuador. Il paese è diventato il punto di partenza della droga verso l’Europa in particolare. Nel narcotraffico dell’Ecuador si muovono i cartelli della droga albanesi e italiani, in particolare nella città di Guayaquil, dove c’è il porto più grande del paese, e che si configura come territorialmente l’epicentro della violenza perché è dove i vari gruppi criminali si contendono il potere per la distribuzione della droga. Le cose sono peggiorate quando il leader del narcotraffico detto Rasquina, che teneva unito il cartello dei “Los Choneros”, è stato ucciso in un agguato, e da allora si è scatenata una guerra aperta tra bande, dentro e fuori dalle carceri del paese. Le carceri sono fuori dal controllo delle istituzioni governative, ma sono dei punti di governo dove il narcotraffico impartisce degli ordini di comando, oltre ad essere dei mercati a cielo aperto in cui gira molto denaro, si stima anche quaranta mila dollari a settimana. Si tratta di una guerra molto pesante che si riflette nel sangue che corre per le strade. Ci sono stati dunque un sacco di morti in questi ultimi anni. In questo contesto si sono inserite le politiche del governo di Noboa, che ha cercato di militarizzare le strade di fatto per creare forme di controllo sociale e repressione (senza sortire effetti nei confronti del narco-traffico). La notizia più drammatica è stata quella dello scorso dicembre del 2024. A Guayquil, ad inizio del mese, quattro giovani adolescenti sono stati sequestrati e caricati da alcuni militari su una camionetta. Dopo due settimane circa i loro corpi sono stati trovati carbonizzati a 30 chilometri da Guayquil. In questo momento ci sono 8 militari che sono sotto processo per desaparición forzada, e quello che sta venendo fuori e che questi adolescenti sono stati torturati e picchiati, prelevati dalla strada mentre stavano semplicemente giocando. E sono tanti i casi di denunce di vere e proprie “desapariciones”, di madri che chiedono che i propri figli vengano trovati perché sono spariti per mano dei militari. In un anno e mezzo di governo di Noboa c’è stata più gente sparita che durante il governo di Leon Febres Cordero a fine degli anni 80 in cui con la scusa dell’attacco di combattere il terrorismo un sacco di gente era sparita. Ora tutto questo non è derubricabile ad un problema di mera cronaca o di reato di singoli militari. Il punto è che è conoscenza comune il fatto che la droga, al centro degli interessi della criminalità equadoregna, passa ad esempio nei grandi container di banani gestiti proprio dalla famiglia Noboa (non solo, ma molte), e questo è un dato di fatto che sanno tutti ma nessuno fa niente. Si delinea quindi un profilo di narco – stato in cui i cittadini sono sorvegliati e repressi mentre la violenza in strada non trova fine.

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