Di Konrad Nobile per ComeDonChisciotte.org
In questi tempi, di espressione artistica vera e libera c’è né decisamente poca, e quei pochi artisti che, in controtendenza con l’aridità creativa, estetica e stilistica – riflesso della generale aridità spirituale – generano contenuti indipendenti e disallineati ai canoni e temi di sistema faticano ad emergere e a farsi conoscere ad un pubblico ampio.
Ci sono certo delle eccezioni, come quella del musicista americano Oliver Anthony che nel 2023 ha, con la sua Rich Men North of Richmond (brano diventato virale su internet), ottenuto un successo planetario, riuscendo con la sua canzone indipendente e auto prodotta – un concentrato veramente profondo di critica, non solo sociale – a toccare le corde e gli animi di milioni di persone di ogni razza e colore [1]. Oliver ha poi rifiutato diversi super-contratti milionari offertigli da diversi colossi discografici, continuando a suonare in maniera indipendente.
Ma oltre a queste poche belle eccezioni (peraltro poco conosciute alle nostre latitudini), chi ha qualcosa di diverso da dire, proporre e/o suonare difficilmente emerge. Il panorama artistico e musicale conosciuto e fruito oggi dalla massa appare devastato da bruttura (e bruttezza), conformismo, puro economicismo, mercato e da una decadenza di costumi, contenuti e forme.
Siamo dunque lieti di promuovere e diffondere, dal nostro piccolo angolo di ComeDonChisciotte, il brano “Io Non Ci Vado” del ventiquattrenne pugliese Pietro Antonaci.
Nato il 6 settembre del 2000, Pietro Antonaci è un artista che, così ci dice, porta avanti da oltre 10 anni un tipo di “artigianato musicale” come strumento per aiutare ad evolvere la coscienza propria e di tutti gli ascoltatori che lo seguono.

Il giovane cantautore Pietro Antonaci
“Io Non Ci Vado” fa parte di un album intitolato “Fuoriverso” con cui Pietro ha esordito il 15 maggio 2025; un album che per gli argomenti trattati si discosta completamente dal panorama musicale mainstream, considerando l’urgenza di tematiche come l’identità digitale, l’intelligenza artificiale e la sovrapposizione generazionale tra genitori e figli.
Pietro ci riferisce che la canzone, diffusa online assieme ad un videoclip realizzato da lui e dal regista emergente Marco Parisi, vuole sensibilizzare su un tipo di guerra cognitiva, più subdola rispetto alle tradizionali modalità belliche che siamo abituati a riconoscere.
Essa è un inno ironico e diretto che vuole rompere quel muro di “arrendeismo” che lascia credere in uno scenario di guerra inevitabile.

Un fotogramma tratto dal videoclip di “Io Non Ci Vado”
Afferma Pietro: “In un mondo in cui la verità viene censurata o raccontata come strumento di indignazione per manipolare, io ci scrivo una canzone che unisce”
Mentre ci presenta “Io Non Ci Vado” Pietro dice:
“La mia canzone non va presa solo come una dichiarazione personale di rifiuto alla partecipazione diretta di un conflitto mondiale, ma anche come uno strumento per sensibilizzare sulla partecipazione indiretta delle persone ad una guerra più subdola ed individuale. Una guerra che causa un’erosione delle emozioni e dello spirito umano attraverso una crescente militarizzazione mascherata da innovazione tecnologica digitale e da una manipolazione dell’informazione che ci porta all’illusione di sapere per filo e per segno come gira il mondo in ogni istante.”
In merito al suo album “Fuoriverso”, Pietro Antonaci lo descrive come “volutamente diverso dalle neo-tradizionali modalità dell’industria discografica moderna, concentrato più verso un approccio artigianale del cantautorato”. Esso, infatti, non è disponibile sulle piattaforme digitali di distribuzione di massa, ma può essere acquistato unicamente chiedendo maggiori informazioni alla mail: [email protected] .
Qui un estratto da una nostra intervista con il giovane artista salentino:
- Pietro, in che stato versa l’arte musicale d’oggi, secondo te?
“Penso sia necessario ridare valore all’arte musicale in un’epoca in cui la musica rischia di diventare un contenuto effimero, dominato dai numeri, dalle logiche delle piattaforme streaming e da una percezione distorta del ruolo dell’artista.”
- E quale sarebbe questa percezione distorta?
“L’artista non viene percepito come una voce libera capace di aiutare le persone a restare unite nonostante le manipolazioni mediatiche, né come un professionista che ha bisogno di vivere del proprio lavoro.
Oggi essere cantautori, soprattutto se indipendenti ed emergenti, è diventato sempre più difficile. La società in cui viviamo è costruita sulla quantità: contano i follower, le visualizzazioni, gli stream che però non portano direttamente ad un concreto guadagno da parte dell’artista. In questo scenario, la qualità, la ricerca artistica e l’espressione personale passano in secondo piano. Il web ha trasformato la musica in una vetrina infinita dove tutto è a portata di click, ma nulla resta davvero.
Questo ha conseguenze gravi: la musica non si compra più, si “affitta” tramite abbonamenti e piattaforme streaming. Il risultato è una cultura del consumo rapido e superficiale, in cui si privilegia ciò che è gratuito e promosso dai colossi della narrativa ufficiale.
Questa logica colpisce l’intera filiera musicale: I cantautori, naturalmente, faticano a sostenersi, potendo contare quasi esclusivamente sui guadagni derivanti dai concerti dal vivo, piuttosto che dalla vendita dei dischi, i produttori indipendenti non hanno più risorse per investire, i musicisti e i professionisti del settore fanno sempre più fatica a lavorare, anche perché l’intelligenza artificiale sta cominciando a sostituirli in diversi ambiti.”
- E nel campo della musica, come e chi decide quali contenuti debbano essere messi in risalto e quali no?
“Le major e i grandi brand impongono regole e limiti, spesso censurando i temi scomodi e restringendo lo spazio per quella libertà artistica che aiuta il popolo a mantenere uno sguardo critico sulle ingiustizie e sull’opportunismo dei potenti.
Tutto questo contribuisce anche a un impoverimento culturale: il pubblico tende a rifugiarsi nel passato, ascoltando soltanto i grandi nomi del cantautorato, e si moltiplicano cover e tribute band, mentre i nuovi talenti, invece, restano spesso invisibili se non partecipano a talent show televisivi o contest che, come arene, mettono a disagio artisti più introversi o che rifiutano una visione competitiva della musica. L’ascolto si basa su ciò che passa nei canali ufficiali, sempre più omologati e centralizzati sotto il controllo di poche potenti figure.”
- Il tuo album, “Fuoriverso”, vuole discostarsi da queste dinamiche. Ma in cosa sta la sua diversità?
“Fuoriverso è un album distribuito in modo alternativo, fuori dalle piattaforme neo-tradizionali, in un formato fisico-digitale (oltre che CD e Vinile) pensato per restituire valore, concretezza e dignità all’opera musicale oltre che all’artista, che così facendo può sostenersi economicamente.
L’album si inserisce in un’ottica più ampia, che può abbracciare qualsiasi ambito del mercato musicale, cinematografico, culturale e giornalistico, ispirandosi a un movimento da me ideato: Outverse. Esso si focalizza sull’urgenza di recuperare e rafforzare tutto ciò che il web, da oltre vent’anni, ha progressivamente indebolito, contribuendo a farci ristagnare in una società segnata da una crisi profonda in ogni ambito dell’esperienza umana.
A livello filosofico, il movimento si fonda sulla volontà di recuperare il valore dell’aggregazione umana: riscoprire e a superare le proprie paure con il sostegno di una comunità empatica, capace di ascolto reciproco nonostante le differenze di opinione. Al centro di questa visione c’è il bisogno di riscoprire due aspetti spesso dimenticati o mistificati: l’amore e la condivisione, i due elementi che più ci distinguono da fredde macchine programmate per una vita breve.”
Contatti Pietro Antonaci:
Per acquistare l’album / collaborazioni scrivere a: [email protected]
Di Konrad Nobile per ComeDonChisciotte.org
12.06.2025
NOTE
[1] Sulla canzone di Oliver Anthony e sul significato della sua diffusione virale ricevemmo al tempo una riflessione (che contiene numerosi commenti alla canzone) realizzato da Claudio del Nucleo Comunista Internazionalista. Qui il PDF: MIRACOLI – OLIVER ANTHONY – Nucleocom