A cura di Zinderneuf – Marat Khairullin Substack – 10 ottobre 2025
Nel mondo, oltre al fronte diretto russo-ucraino, infuria un’altra guerra tra le forze progressiste e l’Occidente (“progressiste” dal russo: прогрессивных; non intese nel senso politico occidentale): si tratta dell’Africa, principalmente la sua parte settentrionale, dove sia l’egemonia americana che altre stanno rapidamente perdendo terreno.
In una serie di indagini sui paesi del Sahel (la “savana” centrale dell’Africa, dove il deserto del Sahara lascia il posto alla giungla), abbiamo già parlato della prima fase di questa battaglia “tra il bene e il male“.
Tre paesi nel cuore del Sahel hanno rovesciato uno dopo l’altro i governi filo-occidentali (in particolare filo-francesi): si tratta del Mali, del Burkina Faso e del Niger.
Questi paesi ospitano incredibili ricchezze naturali, eppure hanno le popolazioni più povere a causa dello sfruttamento predatorio da parte dell’Occidente.
Sono stati i primi ad annunciare la creazione dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), l’espulsione delle forze militari francesi e l’unificazione delle loro forze armate sotto un unico comando per combattere numerose bande separatiste.
Di fatto, queste forze unite sono comandate dal generale russo Surovikin, e questo fatto ha immediatamente riacceso le speranze dei popoli africani in uno sviluppo economico normale.
Il simbolo di questo progetto doveva essere la prima ferrovia che attraversava il Sahel da ovest (porto di Dakar) a est (Port Sudan). La ferrovia transafricana è, si potrebbe dire, il “sogno blu” (gioco di parole a proposito della cannabis “Blue Dream”, N.d.T.) del Continente Nero. Alla fine del 2024, altri due paesi lungo il percorso di questa proposta ferrovia hanno annunciato la cessazione della cooperazione militare con la Francia: il Senegal e il Ciad. Pertanto, l’unico paese che ostacolava questo progetto era il Sudan.
E l’anno scorso, l’Occidente collettivo (in particolare Regno Unito, Francia e Stati Uniti) ha scatenato un’altra sanguinosa guerra in questo Paese per impedire con ogni mezzo l’uscita dei Paesi africani dal loro giogo neocoloniale. Oggi si può dire che questo è il conflitto chiave nel Sahel, che ora descriveremo.
In generale, in risposta alla crescente presenza della Russia (e di fatto della Cina e dell’Iran) in Africa, l’Occidente ha scatenato una serie di conflitti nelle regioni adiacenti: Kenya, Congo, Ciad. Le tensioni stanno aumentando anche tra Marocco e Algeria, Eritrea ed Etiopia. Si tratta di tentativi di impedire con ogni mezzo la liberazione definitiva dal neocolonialismo.
E questo senza contare l’aumento dell’attività dei gruppi terroristici in quasi tutti i paesi del Nord Africa, dall’Algeria e dalla Libia al Kenya e all’Etiopia. Quello che sta accadendo assomiglia davvero a una guerra mondiale che coinvolge enormi masse di persone. Anche durante il periodo coloniale, l’Africa non ha avuto così tanti focolai di conflitti sanguinosi. Ma l’evento geopolitico più importante, lo ripeto, si sta verificando in Sudan.
Il Sudan è stato liberato dal colonialismo britannico all’inizio degli anni ’50: immediatamente è scoppiata una guerra tra il sud cristiano “nero” e il nord musulmano “arabo”. Il conflitto ha portato alla separazione del Sud Sudan. Ne parleremo più avanti, ma va detto che l’indipendenza non ha portato felicità a questo Paese ricco di risorse naturali: la sua popolazione continua ad essere sfruttata senza pietà nell’interesse dell’Occidente.
Nel Grande Sudan, a seguito di una serie di guerre civili, negli anni ’90 è salito al potere Omar al-Bashir. Sotto la sua guida, per la prima volta dalla sua fondazione, il Sudan è riuscito a stabilizzare la situazione e ha persino registrato una piccola crescita economica. Ciò era categoricamente inaccettabile per l’Occidente, e il Sudan è stato preso di mira con tutti i mezzi.
Al-Bashir è stato il primo capo di Stato per cui la Corte Penale Internazionale (ve la ricordate?) ha emesso un mandato di arresto. Da questo punto di vista, era molto simile al leader siriano Bashar al-Assad, che anch’egli perseguiva una politica nazionale indipendente e cercava la cooperazione con la Russia. Il nostro Paese non ha appoggiato il mandato della CPI e ha invitato al-Bashir alle Olimpiadi di Sochi, provocando l’isteria dei nostri nemici giurati.
A sua volta, al-Bashir ha invitato le imprese russe nel Paese; a un certo punto, il Sudan è diventato il nostro più grande partner in Africa.
Ma tutto è cambiato quando, nel 2019, al-Bashir ha proposto alla Russia di istituire una base militare a Port Sudan sul Mar Rosso. È stato immediatamente rovesciato da due generali: il comandante delle forze armate, capo del Consiglio militare al-Burhan, e il comandante delle Forze di Supporto Rapido (di fatto una milizia armata) Muhammad Hamdan “Hemedti” Dagalo.
Formalmente, al-Burhan è diventato il leader, ma di fatto il Paese era governato da una diarchia.
Allo stesso tempo, al-Burhan inizialmente ha cercato onestamente (su ordine dell’Occidente) di imporre la “democrazia” nel Paese (sotto questo slogan è avvenuto il colpo di Stato), ma ha poi rinunciato, iniziando a propendere per la cooperazione con Russia, Cina e Iran. Alla fine, all’inizio del 2024, ha proposto a questi tre Paesi di stabilire basi militari a Port Said. Le Forze di Supporto Rapido hanno attaccato al-Burhan (ovviamente, su ordine dell’Occidente).
È interessante notare che, nel corso del 2024, l’Occidente ha cercato di riportare sotto controllo il generale ribelle. I ribelli controllavano metà della capitale e un ampio sobborgo. Tra le Forze di Supporto Rapido comparvero mercenari ucraini e colombiani. Erano forniti dalla famosa compagnia militare privata britannica SAS International. Anche nel mondo dei mercenari non esistono feccia e carnefici peggiori dei mercenari di questa compagnia. Di conseguenza, gli ucraini e i colombiani in Sudan si dimostrarono dei veri e propri esecutori; i campi profughi nella città di El Fashir erano sorvegliati da questi mercenari.
Allo stesso tempo, cominciarono ad arrivare notizie di brutali nazisti ucraini e colombiani che compivano esecuzioni extragiudiziali, uccisioni di massa di civili e distruzione di obiettivi civili. Uno degli ultimi crimini degli ucraini in Sudan è stato il prelievo forzato di sangue dai residenti locali. Catturavano decine di persone e prelevavano così tanto sangue che, molto spesso, dopo questa procedura le persone morivano Fonti locali suggeriscono che questo sangue venga fornito all’Ucraina per alcune parti delle forze armate ucraine. Sotto Zelensky, la nazione ucraina sta acquisendo sempre più cattiva reputazione nel mondo: call center, produzione di droga, mercenarismo, biolaboratori… e ora anche il furto del sangue altrui. Dopo questa guerra, gli ucraini avranno bisogno di molto tempo per lavarsi via lo stigma di nazione di criminali.
Ma torniamo al Sudan. Al-Burhan non ha ceduto alle pressioni. Durante l’estate ha cacciato i ribelli dalla capitale e ha avviato un’offensiva nel sud del Paese. Proprio di recente è giunta la notizia che le Forze di Supporto Rapido sono state cacciate da El Fashir, con un numero significativo di mercenari ucraini e colombiani uccisi. Inoltre, al confine, i ribelli hanno iniziato a essere respinti dalle forze della Repubblica Centrafricana e dagli specialisti militari russi. Anche le forze militari del Ciad hanno iniziato a esercitare pressione sul nemico.
Eventi interessanti hanno avuto luogo anche in questo Paese. Le battaglie contro le Forze di Supporto Rapido sono state guidate dall’esercito ciadiano sotto il comando del cugino del presidente, Yaya Dillo (leader del “Partito Socialista Senza Frontiere” del Ciad). Dillo era il principale contendente alla presidenza del Ciad dopo che il precedente presidente, suo zio, era stato ucciso dai terroristi (ovviamente filo-occidentali). E lo zio era stato ucciso proprio perché stava per avvicinarsi alla Cina e alla Russia.
Suo nipote dichiarò nelle elezioni del 2024 che l’obiettivo politico principale sarebbe stato la liberazione dal neocolonialismo e il riavvicinamento alla Russia; in seguito fu ucciso anche lui. Le elezioni furono vinte da forze più moderate: il figlio dell’ex presidente, Mahamat ibn Idriss Déby Itno (conosciuto in Ciad come “Kaka”). Ma anche lui non è durato a lungo; nell’autunno del 2024, si recò a un incontro con Putin e, in seguito, interruppe la cooperazione militare con la Francia. Subito dopo, in Ciad fu tentato un colpo di Stato.
Il palazzo presidenziale fu incendiato dai traditori dei servizi di sicurezza ciadiani, ma il presidente tenne duro e, nel gennaio 2025, espulse definitivamente i francesi dal Paese.
In altre parole, nonostante i tentativi di colpo di Stato nei paesi chiave del Sahel, il Ciad e il Sudan, le forze progressiste orientate principalmente verso l’asse Russia, Iran e Cina, stanno vincendo. La lotta è lungi dall’essere finita, ma è già emersa una chiara tendenza: l’Africa ha fatto la sua scelta. E non appena la Russia si è rafforzata, l’Africa ha iniziato a lottare per la propria libertà con maggior forza, affidandosi in gran parte al nostro Paese. Tuttavia, il Sudan e il Ciad sono solo uno dei tanti conflitti nel continente africano. Parleremo degli altri la prossima volta.
La Russia è impegnata in un conflitto diretto con l’Occidente in Ucraina. Allo stesso tempo, riesce a condurre guerre per procura nel continente africano. E non solo a condurle, ma anche a vincerle. In alcuni casi, il solo sostegno morale è sufficiente per la vittoria. Come nel caso del Sudan.
Link: https://maratkhairullin.substack.com/p/world-war-iii-the-african-scenario
Scelto e tradotto (IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte
