Sull’«antifascismo» che intitola luoghi pubblici al collaborazionismo: il caso recentissimo di Carpi

Roberto Menia. Il 3 maggio 2024 era a Carpi, a intitolare a Norma Cossetto un giardino pubblico, accanto al sindaco «iscritto all’Anpi da quando aveva sedici anni». Clicca per leggere l’articolo di Nicoletta Bourbaki.

Accade da anni.

Accade anche in città e paesi le cui amministrazioni si dicono antifasciste.

Amministrazioni i cui sindaci e assessori, qualche settimana fa, si sono fatti riprendere mentre leggevano il famoso testo del nostro collega Scurati, al quale hanno aggiunto le loro parole di preoccupazione: le sorti della democrazia, il rischio di un ritorno del fascismo… In quella chiave hanno festeggiato il 25 Aprile, e affrontano la campagna elettorale.

Accade che quelle stesse amministrazioni intitolino luoghi pubblici a Norma Cossetto, che giustamente il gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki definisce «simbolo del collaborazionismo con l’occupante nazista».

Quanto appena citato è innegabile. Nel gennaio 1945, nella Trieste annessa de facto al Terzo Reich, le fu anche intitolata una brigata nera.

Se la vicenda che riguarda Cossetto è oggi percepita come bipartisan, espressione di una memoria «da condividere», è perché c’è stato un lungo lavorio.

Svariati soggetti hanno operato incessantemente per rendere egemone e ufficiale una certa narrazione. Un insieme di montature e fandonie allestito dall’ufficio propaganda del Terzo Reich nel Litorale Adriatico occupato, perfezionato dalla X Mas intenta ad accreditarsi presso gli Alleati e per decenni arricchito di dettagli tanto macabri quanto fittizi negli ambienti del neofascismo e del razzismo antislavo.

Gli amministratori “antifascisti” intitolano luoghi ripetendo quelle fandonie. Lo fanno per ignoranza o per ignavia, per quieto vivere, per opportunismo, per tutte queste cose insieme. Il giorno prima gridavano al pericolo fascista, e torneranno a farlo il giorno dopo, ma intanto veicolano propaganda collaborazionista.

Non solo veicolano tale propaganda, ma, tramite l’odonomastica, la fissano nel territorio.

Last but not least, fanno tutto questo accanto a personaggi provenienti dal più bieco neofascismo – e in molti casi colà rimasti – invitati per l’occasione.

Accade il più delle volte con Cossetto, ma non mancano altri «infoibati» che, andando a verificare le biografie, si rivelano fascistissimi, collaborazionisti con l’invasore nazi, in certi casi autentici criminali di guerra. Su quei nomi andrebbe fatto un lavoro sistematico.

Del resto, il pesce che rivaluta il collaborazionismo puzza dalla testa: in molti casi questi personaggi hanno ricevuto medaglie postume dal Quirinale – istituzione che nei giorni del caso Scurati è stata definita un «baluardo» contro il fascismo – in quanto «martiri delle foibe». Se li ha premiati Napolitano, vuoi non intitolargli una via, uno slargo, un parco, una piazza?

Tagliamo corto: a Carpi, provincia di Modena, il 3 maggio scorso – pochissimi giorni dopo l’evento Costellazione 25 Aprile – un sindaco «iscritto all’ANPI da quando aveva sedici anni» (lo scrive nel suo curriculum) ha intitolato un giardino pubblico a Norma Cossetto.

Accanto a lui c’era Roberto Menia. Nella foto in alto, è quello senza occhiali.

È un episodio emblematico, in primis della disinformazione che imperversa, della confusione su cosa sia l’antifascismo, dei guasti di una pretesa par condicio storica; in secundis, retrospettivamente, di quanto siano superficiali e strumentali certe mobilitazioni da social.

Ne scrive sulla sua pagina medium Nicoletta Bourbaki. Buona lettura.

Carpire la memoria: il sindaco, la martire, la riscossa del collaborazionismo.

A proposito, l’ANPI cosa ne pensa?

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